C’è una giornata dedicata al Mar Mediterraneo, e cade proprio oggi, l’8 luglio. Questo giorno non è solo un momento simbolico: è l’occasione per riflettere sulla straordinaria biodiversità di questo mare che circonda il nostro Paese, ma anche sulle gravi minacce che lo stanno trasformando a causa del cambiamento climatico, dell’inquinamento e del sovrasfruttamento.
La Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo nasce nel 2014 su iniziativa di istituzioni scientifiche e associazioni ambientaliste di rilievo internazionale come ISPRA, WWF e Greenpeace, con il sostegno di enti impegnati nella difesa degli oceani e della biodiversità marina.
L’intento di questa ricorrenza non è semplicemente celebrativo: si tratta di una vera e propria “giornata di allerta”, pensata per accendere i riflettori sull’importanza biologica e ambientale di questo mare e sulle minacce sempre più gravi che lo mettono in pericolo.
Il Mediterraneo, uno scrigno blu di biodiversità segreta
Non tutti sanno che il Mar Mediterraneo, pur essendo un mare “chiuso” e relativamente piccolo rispetto agli oceani, ospita una delle biodiversità marine più ricche e variegate del pianeta.
Con meno dell’1% della superficie marina globale, il Mediterraneo racchiude tra il 4% e il 18% di tutte le specie marine conosciute. Un dato sorprendente, che racconta la straordinaria vitalità di queste acque.
In questo mare vivono oltre 17.000 specie, molte delle quali sono endemiche, ovvero presenti solo qui. Tra le protagoniste assolute ci sono le praterie sommerse di Posidonia oceanica, veri “polmoni verdi” del mare, fondamentali per l’ossigenazione, il sequestro di carbonio e la protezione delle coste.
Non meno importanti sono i giardini sommersi di coralli e gorgonie, gli squali antichissimi, i cetacei come delfini, capodogli e balenottere, che popolano il Santuario Pelagos e altre aree strategiche.
Il Mediterraneo custodisce ecosistemi delicati e preziosi, spesso invisibili agli occhi dei meno esperti, ma essenziali per il funzionamento dell’intero bacino marino e per il benessere umano.
Un Mediterraneo sotto assedio
I dati scientifici più recenti non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche: il Mediterraneo è un mare che si sta rapidamente trasformando, e non in positivo.
Negli ultimi anni, infatti, le temperature marine hanno raggiunto livelli mai registrati prima, con ondate di calore che hanno fatto impennare i termometri fino a 30°C e oltre. L’estate 2024 ha segnato picchi impressionanti, con valori superiori di 5°C rispetto alla media. E purtroppo, non si tratta di episodi isolati: il Mediterraneo si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto alla media globale.
Le conseguenze sono devastanti:
- morie di massa di coralli, spugne e gorgonie
- scomparsa di habitat essenziali e vitali come le praterie di Posidonia
- proliferazione di specie invasive, che alterano gli equilibri ecologici in modo irreversibile: più di 1.000 specie aliene si sono già stabilite nel bacino, alcune delle quali particolarmente aggressive, come il pesce scorpione o il granchio blu.
Un'impronta umana che si fa sentire
Oltre al cambiamento climatico, il Mediterraneo soffre pesantemente per l’inquinamento e il sovrasfruttamento delle sue risorse naturali.
Ogni anno, centinaia di migliaia di tonnellate di plastica finiscono in mare, con effetti devastanti sulla fauna marina e sugli ecosistemi. E il problema non si limita ai rifiuti: circa il 75% degli stock ittici è sovrasfruttato, con molte specie ormai in grave declino.
Non meno preoccupante è la cementificazione delle coste e il traffico marittimo incessante, che contribuiscono a deteriorare gli habitat naturali e ad aumentare il rischio di collisioni con le specie più vulnerabili.
Tuttavia, nonostante questo scenario critico, le soluzioni esistono e sono già in atto in diverse zone del Mediterraneo.
L’istituzione di aree marine protette efficaci è una delle strategie più potenti per invertire la rotta. Dove si creano zone di protezione reale, senza pesca né attività estrattive, gli ecosistemi si riprendono rapidamente, restituendo un mare più sano e resiliente.
Inoltre, progetti di restauro ecologico, reimpianto di Posidonia, rimozione di rifiuti e citizen science stanno contribuendo, seppur lentamente, a rigenerare le aree più danneggiate. Anche le nuove tecnologie e il monitoraggio satellitare stanno aiutando a combattere la pesca illegale e a proteggere le specie in pericolo.
Ma tutto questo non basta se non cambia la nostra cultura: il Mar Mediterraneo deve tornare a essere visto come un bene comune da difendere, e non come una riserva da depredare e sfruttare.
Salvare il nostro patrimonio
Questa giornata, così carica di significati, ci riguarda da vicino, più di quanto possiamo immaginare. Non solo perché il Mediterraneo circonda il nostro Paese, ma perché noi, in quanto Biologi, abbiamo una responsabilità professionale, etica e sociale verso questo mare.
Come Ordine dei Biologi, siamo consapevoli che il Mediterraneo non è soltanto un ecosistema tra tanti, ma un laboratorio vivente, un patrimonio di biodiversità e una fonte insostituibile di ricerca scientifica. Tra di noi, vi sono Biologi ambientali, marini, ecologi, ricercatori, e pertanto conosciamo bene la complessità di questi equilibri e l'importanza di difenderli.
Il nostro impegno è ogni giorno, e si traduce in studi, monitoraggi, campagne di educazione ambientale, progetti di ripristino e interventi concreti per la tutela degli habitat e delle specie.
Siamo in prima linea nella difesa della biodiversità mediterranea, consapevoli che proteggere questo mare significa proteggere il nostro futuro e quello delle prossime generazioni. E continueremo a esserlo, con determinazione e competenza, perché è anche questo il senso più profondo della nostra Professione.
Oggi il Mediterraneo ci chiama. Ci mostra, senza filtri, i segni di una sofferenza che non può più essere ignorata. Ma ci offre anche una possibilità: quella di invertire la rotta, di tornare a essere custodi e non predatori.
Perché proteggere il Mediterraneo non significa solo salvare un mare. Significa scegliere che tipo di società vogliamo essere e quale segno voglia lasciare.